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Disturbi dell’umore <br/>

 

I disturbi dell’umore, cosa sono?

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1Cosa sono i Disturbi dell'umore?

I disturbi che rientrano in questa classificazione hanno come caratteristica predominante un’alterazione dell’umore. Possono essere suddivsi in due grandi famiglie: disturbi depressivi, caratterizzato da umore depresso e perdita di interesse, e disturbi bipolari che presentano episodi o periodi maniacali alternati a stati depressivi.

Si può parlare di episodio depressivo quando il soggetto presenta per un periodo prolungato nel tempo un umore depresso associato a perdita di interesse o di piacere per quasi tutte le attività. Nei bambini o negli adolescenti l’umore potrebbe essere anche irritante. Può presentare alterazione dell’appetito e del peso, del sonno e dell’attività psicomotoria, sentimenti di autosvalutazione, difficoltà a concentrarsi o a pensare, ridotta energia, ritiro sociale , rifiuto di svolgere compito o occupazioni, pensieri di morte.

E’ importante distinguere questi episodi dalla tristezza che tutti proviamo in alcuni periodi della nostra vita. E’ possibile sentirsi talvolta scoraggiati rispetto al futuro, isolati e non avere le giuste energie per svolgere le attività quotidiane. La vita è fatta di alti e bassi, periodi felici e periodi tristi. A nessuno và sempre tutto bene. Però, mentre in questi casi, dopo alcuni giorni, settimane o mesi, si risolve spontaneamente senza il bisogno di terapia, la depressione è uno stato duraturo dell’umore che influenza la propria vita ed impedisce di provare sensazioni positive. Ancora, non bisogna confonderlo con un malessere in seguito ad un cambio di stagione o ad un periodo di stress.

L’episodio maniacale è, invece, caratterizzato da umore persistentemente elevato o irritabile. Il soggetto si sente euforico, allegro, su di giri, per un periodo di tempo elevato. L’episodio maniacale è quasi sempre accompagnato da altri sintomi quali alta autostima, idee di grandiosità, ridotto bisogno di sonno, eccessiva loquacità, distraibilità, agitazione. Deve essere sufficientemente grave da causare marcata compromissione del funzionamento sociale o lavorativo o è caratterizzato da manifestazioni psicotiche.

Il diturbo depressivo maggiore è caratterizzato da uno o più episodi depressivi per almeno due settimane.

Il disturbo distimico è caratterizzato dalla presenza di umore depresso quasi ogni giorno per almeno due anni.

Il disturbo bipolare è caratterizzato dall’alternanza di episodi depressivi a episodi maniacali.

Il disturbo ciclotimico è caratterizzato dalla presenza , per almeno due anni dell’alternanza di episodi ipomaniacali con episodi depressivi.

In ogni caso i sintomi determinano un grave disagio o danneggiano il funzionamento quotidiano del soggetto.

Un consulto dallo psichiatra o dallo psicoteraeuta aiuta ad avere una giusta visione sul proprio stato psichico. Spesso non è sufficiente ricorrere solo al farmaco come unica soluzione. E’ importante non cercare di reagire a tutti i costi per dimostrare che si sta bene o per senso del dovere. Accettare ciò il nostro corpo, la nostra anima ci sta fortemente suggerendo e lasciarci aiutare da un’esperto.  

2La depressione

La depressione è una caduta o flessione marcata del tono dell’umore per la maggior parte della giornata, per un periodo che puòandare da un minimo di due settimane a molti mesi, talora anni.
Nella crisi possono presentarsi alcuni, o tutti, fra i seguenti sintomi:
-forte calo di interesse o piacere per molte o tutte le attività consuete;
-perdita o aumento dell’appetito e del peso;
-disturbo del sonno;
-agitazione o rallentamento psicomotorio;
-facilità a stancarsi;
-sensi di colpa inappropiati;
-ridotta capacità di attenzione;
-a volte, pensieri ricorrenti di morte.
Può essere di tipo monopolare, in cui l’umore è pesistentemente basso, oppure bipolare, in cui l’umore alterna fasi di uforia smodata a fasi di depressione vera e propria.

Le cause della depressione sono di solito un insieme di più fattori che convergono a produrre la crisi: esistenziali, affettivo-relazionali, biologici e genetici. Ognuno di noi può avere una crisi depressiva nell’arco della vita, ma alcuni sono più predisposti di altri, sia per fattori genetici sia relativi alla storia personale. In generale, ognisituazione che produce un senso di perdita (in ogni ambito) può innescare la crisi se giunge in un momento di fragilità emotiva: per esempio, un lutto, il periodo dopo il parto, il pensionamento, la menopausa, una separazione, l’uscita di casa di un figlio, una malattia, la perdita del lavoro.

Ognuno di noi, eroe della propria vita, entra nel labirinto della crisi che pare senza uscita. Qui deve riconoscere, affrontare e vincere i propri fantasmi interiori e ritrovare l’uscita: per fare ciò deve essere guidato dal legame com la propria interiorità e attingere a capacità personali sconosciute che fanno di lui un uomo muovo, più padrone di se stesso e della propria esistenza. La psicoterapiaè un laboratorio esperenziale in cui poter riconoscere e quindi attingere a tali capacità sconosciute per poter farle proprie e cominciare una nuova fase della propria esistenza.

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3Il disturbo bipolare

Il disturbo bipolare è un tipo di depressione in cui si alterano periodi (in media di 2-3 mesi) di euforia smodata e ingiustificata e periodi (in media di 3-4 mesi) di umore profondamente depresso. Senza accorgersene la persona si identifica completamente con il suo umore di quel periodo e orienta tutti i suoi pensieri su se stessa e sulla realtà in quella direzione. Si alternano così due “personalità”: una iper-ottimista e iperattiva e una iper-pessimista e disperata, a prescindere da quanto accade nella vita della persona. In quest’ultima situazione – se la depressione non viene curata – non si riescono a mantenere nel tempo relazioni, progetti e lavoro. Tale disturbo può avere escursioni umorali meno ampie: in tal caso prende il nome di ciclotimia. Chi soffre di depressione bipolare ha due problemi centrali: il primo è una personalità fragile e incompleta, spesso a causa di eventi destrutturanti e traumatici della prima infanzia, perciò è dominata dall’insicurezza, dalla paura di non esistere e dal non sapere veramente chi è. Tale assetto porta al secondo punto: l’incapacità di percepire se stessi e la realtà esterna come compresenza di aspetti e caratteristiche diverse, anche opposte tra loro: “Vado bene o non vado bene, sono forte o fragile, sono un genio o un fallito, sono buono o cattivo?”. La persona bipolare utilizza modalità di lettura di sè e degli altri con i meccanismi tipici del bimbo nel primo anno di vita, con la divisione netta tra ciò che è buono e ciò che è cattivo; le sfumature non sono ammesse, perchè richiamano quel senso di instabilità che attiva l’angoscia di morte. Così, in modo automatico e non controllabile, il cervello cerca in alternanza nei due poli opposti del vivere una percezione duratura della sua realtà: come un pendolo oscialla tra un’euforia eccessiva, irrealistica e dannosa – dove ottiene la sensazione di esistere con una pienezza senza pari – e un umore plumbeo e abissale che, pur nella sofferemza gli offre un’identità certa, per quanto negativa. Poichè si identifica completamente con il suo umore senza accorgersi del problema, egli è in ogni istante il suo stesso umore e, di conseguenza, la sua azione nella realtà ogni 2 o 3 mesi cambia direzione impedendogli, se la patologia non viene curata, di portare avanti progetti e relazioni.

Un consulto dallo psichiatra o dallo psicoteraeuta aiuta ad avere una giusta visione sul proprio stato psichico. Spesso non è sufficiente ricorrere solo al farmaco come unica soluzione. 

4La depressione post-partum

Marcata flessione dell’umore, nella donna, che può durare alcuni giorni o anche diversi mesi, in seguito alla nascita di un figlio.
La depressione può insorgere subito dopo il parto o a distanza di alcune settimane, con sintomi come :
-debilitazione psicofisica
-fragilità emotiva
-tendenza al pianto
-visione pessimistica della realtà
-momenti di malinconia che non vanno trascurati.

L’intensità è variabile. Di solito c’è un insieme di fattori scatenanti tra cui:
1)Carenza di riposo notturno
2)I nuovi orari dettati dalle poppate
3)Le ingerenze parentali
4)Un alterato assetto ormonale
5)Debilitazione organiza dopo un parto traumatico
6)Cause psicologiche di varia natura

La depressione, in qualunque parte si manifesti, contiene sempre in sè il senso di perdita. Nel caso della depressione post-parto, la perdita a cui la donna va incontro può riguardare diversi aspetti:innanzitutto con il parto c’èun velocissimo passaggio dal “pieno” al “vuoto”, cioè dalla sensazione di pienezza dovuta alla presenza del feto dentro di sè alla vacuità improvvisa del proprio gembro. La donna smarrisce un’appagante percezione di se stessa. Durante la gravidanza, inoltre, la donna sente pulsare una vita all’interno di sè; perciò l’uscita del bambino dal suo corpo, per quanto sia un evento gioioso, a livello psichico profondo viene cofidicato come la perdita di una parte di sè. Il parto è un momento di separazione: il taglio del cordone ombelicale ha una grande valenza per il neonato ma anche per la madre, che sperimenta la fine della simbiosi con la propria creatura. Ciò può provocare un senso di solitudine e di smarrimento che, sommati al surmenage a cui il corpo è stato sottoposto durante la gestazione, possono predisporre a una crisi depressiva. La crisi può essere favorita anche dal contesto in cui la donna vive il puerperio: per esempio, la presenza di un partner poco partecipe e scarsamente empatico o la mancanza di supporto concreto da parte di genitori e/o suoceri, soprattutto se il bimbo ha problemi di sonni. Infine va ricordato che l’arrivo di un neonato agisce su una complessità psichica ed esistenziale maggiore di quella di un tempo. La donna di oggi è emancipata, ha un’intesa vita relazionale e professionale e il calarsi totalmente nel ruolo quasi esclusivo di madre, tipico dei primi mesi di puerperio, può creare disorientamento e crisi di identità.

Tale situazione non và sottovalutata, intervenendo si possono evitare strascichi e complicanze anche a lungo termine. Non bisogna chiedere a se stesse ciò chenon si riesce a fare o a dare; e non bisogna colpevolizzarsi per quello che si sta provando, ma essere consapevoli della transitorietà della situazione e del fatto che, a volte, tale depressione costituisce una tappa naturale della vita di una donna. L’aiuto va cercato e accettato, nelle forme che si sentono più utili e concrete: per esempio,essendo sollevate da faccende domestiche o notti insonni, oppure essendo sostenute nell’accudimento del figlio dalla presenza di un familiare rasserenante e non giudicante. Utili sono anche i momenti di condivisione condonne che hanno vissuto o stanno vivendo la medesima esperienza; ciò diminuisce il senso di solitudine e anormalità e aiuta a vedere un futuro migliore davanti a sè.

 

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