La solitudine degli adolescenti – Dall’etica all’estetica
Sabato 27 maggio 2017 ho preso parte ad una lectio magistralis tenuta dal Prof. Luigi Baldascini (psichiatra e psicoterapeuta) sulla “Solitudine degli Adolescenti” e vorrei condividerne con voi il resoconto di quella ricca giornata. In un periodo in cui sempre più si parla dei nostri ragazzi (e purtroppo la maggior parte delle volte attraverso storie negative), è giusto condividere quanto più sapere possibile al fine di prevenire e sensibilizzare tutti voi.
Come sostiene Heidegger ognuno di noi è un progetto gettato, da realizzare. Realizzazione che può essere tale solo se spinti da quei desideri che ci portano oltre l’istintività animale di vita e di morte. I desideri, come sappiamo, nascono dalle nostre mancanze, e quel desiderio che ci spinge e permette di realizzarci, di andare oltre, di non fermarci al noto, al familiare, ma di esplorare nuovi orizzonti, è quello di conoscenza.
“Il vero ricercatore è incuriosito da ciò che non capisce e ciò lo spinge a studiarlo per capirne di più” (L. Baldascini)
Ma come mai oggi questo desiderio di conoscenza, è marginale tra i ragazzi?
Se vogliamo capire perché ci sono tutte queste difficoltà dobbiamo dare uno sguardo al pensiero storico, di crisi, non solo economica ma anche e soprattutto di valori. Un’epoca in cui si passa dall’etica all’estetica, dall’umanità alla visibilità. In cui il punto di riferimento sociale cambia passando da Edipo a Narciso, dall’affermare la propria identità con il ribellarsi alle autorità (simbolo di un padre che ti blocca nell’infanzia) all’allearsi con gli adulti, senza opposizione, con il fine ultimo di apparire, piacersi e piacere. L’unico obiettivo per Narciso è quello di vedere riflessa la propria immagine nello specchio sociale, ossia necessita che venga riconosciuta e rispecchiata la sua intima essenza: non gli importa per esempio se i risultati scolastici sono scarsi ma si mortifica, se il valore della sua persona non viene riconosciuto. La sua debolezza consiste proprio nella sua dipendenza dal riconoscimento da parte del mondo in cui vive, e qualora non venga adeguatamente apprezzato, la mortificazione e l’umiliazione che ne derivano gli risultano intollerabili: il dolore che sperimenta scende in profondità, producendo rabbia impotente e un micidiale progetto vendicativo (qualche volta di tipo autolesionista). Se è messo alla gogna Narciso può diventare molto violento e cattivo, perché non è in grado di identificarsi con chi soffre del dolore che infligge nel tentativo di restaurare la propria bellezza. Come Edipo era vittima del senso di colpa nel momento in cui infrangeva le norme che gli erano state imposte, così Narciso è vittima di un profondo sentimento di vergogna quando non riesce a essere all’altezza del suo progetto (o sogno) di sé; ma mentre la colpa può essere espiata, la vergogna rimane per sempre, a meno di riuscire a cancellarla in una dimensione prestazionale che lo riabiliti ai propri occhi e a quelli del suo pubblico, ad esempio con il suicidio. Lo specchio social(e) è quello dei cellulari, tablet, pc: l’unico specchio in cui ci si riesce a specchiare e ci si blocca. Blocco che impedisce di alzare lo sguardo, di guardare oltre, di incuriosirsi.
Ma si può andare oltre? E come? Cosa possiamo insegnare ai nostri figli?
Imparare prima noi stessi, per poi poter aiutare i nostri figli, ad andare oltre, a guardare l’ignoto con gli occhi della curiosità, dell’esplorazione, senza troppa paura. Partire da se stessi, dall’amor proprio, per raggiungere ed incontrare l’altro, amandolo allo stesso modo, nei suoi pregi e nei suoi difetti. Amarlo e accettarlo anche e soprattutto nelle differenze. Amare la vita, la natura, il mondo. I giovani di oggi non sanno sviluppare e riconoscere l’amore come creatività e talento, come possibilità di generare e creare, di inventare per se stessi e per gli altri. Dobbiamo imparare a recepire il senso delle cose, della vita, a godere, a essere soddisfatti, altrimenti ci blocchiamo in un mondo che non ci fa andare avanti ma che crea solo dipendenza. Cambiare la visione verso la vita, l’amore, verso ciò che ci permette di essere soddisfatti. Dobbiamo farlo insieme, cooperando. Dobbiamo sconfiggere quella necessità di Narciso di essere solo visto e acclamato, di realizzarsi solo visibilmente senza potere. Se riusciamo in ciò salveremo lui e tutti noi dalla vergogna, quella vergogna che porta i ragazzi ad isolarsi, ad uccidersi per evitare il contatto con l’altro. Insegniamo loro a non scappare dalle difficoltà, a non reagire aggredendo o isolandosi, ma a interagire, a dialogare. Facciamoli sentire ascoltati e compresi nelle loro paure, nei loro timori aiutandoli a liberarsi dallo stagno, lo stesso in cui Narciso è morto pur di seguire se stesso e la sua immagine. Per aiutare loro dobbiamo chiederci in primis noi come educatori e genitori se siamo in grado di riconoscere le loro difficoltà e le loro paure. Se siamo pronti a lasciar crescere i nostri figli in modo sano. Aiutarli ad uscire di casa e spingerli verso il mondo, spingerli ad esplorare quanto di più bello c’è al di fuori.
Andare oltre il conosciuto è ciò che ci permette di evolvere come esseri umani!
DOTT.SSA DOMINIQUE D’AMBROSI