Sempre di più oggi tendiamo a trattenere le nostre lacrime. Le associamo ad un segno di debolezza perché subito veniamo additati come persone immature. Quante volte diciamo ai bambini, ma anche agli adulti, “Non piangere, non sei più una bambina” oppure, quando ci rivolgiamo ai maschietti, “Piangere è da femminucce”. Si associa il pianto al vittimismo, alla compassione, alla mancanza di responsabilità, e così piano piano la nostra società, le nostre credenze, hanno portato le nostre lacrime a trattenersi e nascondersi al nostro interno. Alcuni hanno dimenticato addirittura come si piange, tant’è che le lacrime non escono nemmeno nei momenti peggiori della loro vita. Una continua repressione che non fa assolutamente bene alla salute mentale e fisica. Vediamo perché.
Perché piangere fa bene?
Una recente ricerca di William Frey, biochimico dell’Università del Minnesota (Usa) ha dimostrato in modo scientifico che dal pianto nascono benefici sia fisici che psicologici. Lo studioso ha infatti formulato la “recovery theory” cioè la “teoria della guarigione” secondo la quale le lacrime emozionali, cioè, quelle causate da un dolore o dalla commozione, sarebbero un vero toccasana per il nostro benessere. Esse permetterebbero all’organismo di recuperare l’energia persa a causa di una forte tensione e ristabilire il nostro equilibrio. Quando piangiamo il corpo libera delle sostanze che svolgono il ruolo di calmante naturale che aiuta a rendere il dolore meno intenso di quanto sembri. Infatti il pianto fa sì che si liberino ormoni oppiacei e ossitocina che hanno la capacità di attenuare il dolore funzionando così da anestetici naturali e portando il corpo ad uno stato di rilassamento. Hanno una funzione altresì liberatoria, aiutano ad abbassare la pressione e contengono un particolare enzima, il lisozima, che contribuisce ad eliminare batteri e impurità. Piangere ci consente di elaborare e superare il dolore, di tirare fuori l’emozione che proviamo in quel momento, e ciò fa si che dopo l’umore migliori. Questo vale anche quando si piange di gioia e felicità. Le lacrime inoltre hanno un ruolo personale e uno sociale. Sono una richiesta di conforto e suscitano empatia. Da una parte con il pianto comunichiamo agli altri il nostro dolore, la nostra frustrazione, e sono un mezzo per tenersi in contatto. Le lacrime dei neonati ad esempio, non esprimono soltanto un bisogno da soddisfare, ma creano un legame con i genitori. Dall’altra parte le lacrime creano empatia e sorgono per dare sostegno a chi abbiamo vicino per un lutto, un licenziamento, una delusione d’amore. Piangere per lo stesso avvenimento avvicina le persone creando maggiore forza e coesione.
Trattenere il pianto può causare danni al nostro organismo
Trattenere il pianto o non piangere mai può causare danni al nostro organismo che viene privato della possibilità di gestire in modo più efficace lo stress e le tensioni. Quando il nostro corpo è di fronte a stressori interni (preoccupazioni economiche, difficoltà di coppia o familiari, frustrazioni lavorative, problemi di salute, un lutto, ecc), esso resta sempre in tensione, incapace di scaricare quell’eccitazione emotiva che resta però accumulata nel corpo causando poi tensioni muscolari, ansia, nervosismo, palpitazioni, ipertensione, indebolimento del sistema immunitario, disturbi digestivi, mal di testa, disturbi del sonno, depressione. Trattenere il pianto, e quindi trattenere le nostre emozioni all’interno, fa sì che il nostro corpo possa ammalarsi internamente causando danni importanti ad esso. Durante il pianto, soprattutto quello di tipo emotivo, ci liberiamo dalle tossine prodotte dallo stress, in particolare da sostanze come la prolattina e il manganese (presente in modo elevato nel cervello dei depressi). Piangere, inoltre, provoca la produzione di enkfalina, un anestetico che rilassa i muscoli facilitando così uno stato distensivo del nostro corpo.
Quindi quali benefici comporta il pianto?
- Aiuta ad alleviare lo stress e le tensioni
- Migliora l’umore
- Elimina le tossine
- Aiuta a sfogare le emozioni
- Migliora l’intimità e crea empatia
Attenzione però a quando ci si trova di fronte a crisi di pianto giornaliere e senza un apparente motivo. Tutto ha origine da qualcosa, si tratta solo di elaborare il dolore, la causa scatenante. Magari, nei casi più accentuati, anche con l’aiuto di uno psicologo, se la vicinanza di genitori, amici e parenti non basta.
Insomma, il pianto non è debolezza. Lasciatevi travolgere dalle emozioni, belle o brutte che siano e dopo vi sentirete meglio.
Dott.ssa Dominique D’Ambrosi