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Dire no ai bambini

Dire no ai bambini: un ingrediente fondamentale per una crescita sana

Sembra così ovvio che a volte bisogna dire di no, eppure è opinione comune che si debba dire sempre di si. Esiste una tacita regola secondo cui le persone gentili, educate e premurose non dicono di no. Pianti, richieste, capricci, spesso disorientano i genitori i quali, pensando di far bene, concedono ai figli quello che vogliono.

L’idea di essere un genitore perfetto soddisfando ogni bisogno del bambino e potendogli quindi risparmiare ogni sofferenza è però fallimentare.

Finirebbe in realtà per produrre un bambino infelice e disadattato. Non lo preparerebbe a vivere in un mondo abitato dagli altri: inizialmente il mondo sarebbe un regno magico di cui egli è il re, ma con l’andare del tempo si trasformerebbe in un luogo molto solitario e irreale. Conoscete la storia del Principe Siddhartha? I suoi genitori volevano risparmiargli la vista di qualsiasi forma di bruttura e sofferenza. Lo tennero rinchiuso nel loro splendido palazzo, ma tutto il loro potere e la loro ricchezza non bastarono a proteggerlo, perché un giorno egli andò nel mondo, scoprì la sofferenza degli altri e divenne il Buddha. Questa storia, così come molte altre, ci illustrano che tutte le ricchezze del mondo non possono sostituire un autentico contatto umano con gli altri, anche se questo comporta sofferenza e dolore. Un vero rapporto implica frustrazione, lotta e odio, oltre che conforto, armonia e amore. Cercando di essere genitori perfetti, il cui bambino non si sente mai frustrato, ed interpretando troppo presto i suoi bisogni, lo priviamo di sperimentare a pieno l’esperienza e le sensazioni che sta vivendo. Lo si fa per proteggerlo, ma in realtà lo si sottrae alla sua crescita. Lo si priva di una delle esperienze più importanti: vivere l’attesa e assaporare la scoperta. L’attesa genera il desiderio, aumenta la fantasia e la creatività, stimola alla scoperta, alla possibilità di qualcosa di nuovo, di diverso. Lo si priva della possibilità di sperimentare quelle frustrazioni necessarie per vivere al meglio la sua vita. La vita è fatta di frustrazioni, di fallimenti, di ostacoli, di attese.

Come approccerà al mondo adulto, senza aver prima costruito queste basi? Vediamo così crescere adolescenti fragili, ansiosi, che hanno paura di se stessi e degli altri. Adolescenti che di fronte alla prima frustrazione, al primo fallimento vissuto come grande, pesante, angosciante, decidono addirittura di togliersi la vita. Adolescenti incapaci di porre dei limiti e rispettare delle regole.

Servono quindi no di madri e padri autorevoli, di genitori che mantengono aperta la relazione con i figli senza subirla. Non si tratta di no arbitrari, estemporanei, reattivi: nascono da un progetto educativo chiaro ed il più possibile condiviso. Subire la relazione significa concedere ai figli il potere della relazione. Significa non rispettare le regole gerarchiche fondamentali per il rispetto dei ruoli, e nella propria famiglia, e nella società.

Servono no che permettano ai nostri ragazzi di crescere, di scoprire le loro risorse e capacità per una crescita il più possibile sana ed equilibrata.

Insegniamo ai nostri figli che si può cadere. Aiutiamoli a sperimentare il dolore, la frustrazione e insegniamo loro a rialzarsi con grinta e determinazione.

Insegniamo ai nostri figli il rispetto, verso i genitori, verso se stessi e verso gli altri.

Aiutiamo i nostri figli a costruirsi il bagaglio necessario per poter entrare nel mondo degli adulti e viverlo al meglio.

 

Dott.ssa Dominique D’Ambrosi

Bibliografia:

I no che aiutano a crescere – Asha Phillips

 

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