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La depressione:una crisi che viene per trasformarci

La depressione: una crisi che viene per trasformarci!

La depressione è una caduta o flessione marcata del tono dell’umore per la maggior parte della giornata, per un periodo che può andare da un minimo di due settimane a molti mesi, talora anni. Nella crisi possono presentarsi alcuni, o tutti, fra i seguenti sintomi:

  • forte calo di interesse o piacere per molte o tutte le attività consuete;
  • perdita o aumento dell’appetito e del peso;
  • disturbo del sonno;
  • agitazione o rallentamento psicomotorio;
  • facilità a stancarsi;
  • sensi di colpa inappropiati;
  • ridotta capacità di attenzione;
  • a volte, pensieri ricorrenti di morte

Può essere di tipo monopolare, in cui l’umore è persistentemente basso, oppure bipolare, in cui l’umore alterna fasi di uforia smodata a fasi di depressione vera e propria.

Le cause della depressione sono di solito un insieme di più fattori che convergono a produrre la crisi: esistenziali, affettivo-relazionali, biologici e genetici. Ognuno di noi può avere una crisi depressiva nell’arco della vita, ma alcuni sono più predisposti di altri, sia per fattori genetici sia relativi alla storia personale. In generale, ogni situazione che produce un senso di perdita (in ogni ambito) può innescare la crisi se giunge in un momento di fragilità emotiva: per esempio, un lutto, il periodo dopo il parto, il pensionamento, la menopausa, una separazione, l’uscita di casa di un figlio, una malattia, la perdita del lavoro.

Sono quattro i simboli chiave legati alla depressione.

Perdita. Ogni depressione, almeno nelle fasi iniziali, esprime sempre la reazione alla perdita di qualcosa che era sentito come vitale e indispensabile. Il lutto, che noi riconosciamo solo come periodo di dolore per la morte di una persona cara, è anche il ripiegamento di chi sente di aver smarrito un pezzo della propria anima. Ciò può avvenire per situazioni anche molto diverse tra loro e talvolta assolutamente non visibili a chi sta intorno. La sensazione è quella di aver perso l’aggancio con la realtà, il ponte con la vita: il disinteresse e l’apatia indicano che il cervello, al momento, non trova più stimoli, e al contempo lo proteggono, impedendogliela, dall’esposizione inopportuna alle consuete azioni e agli incontri quotidiani.

Crisi. Si interrompe così il continuum dello stile di vita precedente: niente potrà più essere esattamente come prima. Quello che costituiva un equilibrio – stabile e felice, oppure precario e sofferto – ora non c’è più. Ma se la morte di una persona cara (genitore, partner, amico, figlio) è un evento extra-ordinario per la profondità e la vastità delle sue valenze, e come tale richiederà un processo molto particolare di elaborazione e di “riparazione”, tutte le altre crisi, sia quelle originate da eventi esterni indipendenti dalla nostra volontà sia quelle sorte dalla nostra interiorità, si presentano al contempo come perdita e come opportunità, anche se nel momento della caduta dell’umore e della forte sofferenza si percepisce solo il primo aspetto.

La crisi si spazza via un modo di essere. Ci obbliga a fermarci. Ci lascia nel buio e nel vuoto del non senso. Ci impedisce di proseguire sulla strada che stavamo seguendo ma non ce ne indica una nuova. Ci fa sentire tagliati fuori dal mondo, senza farci intuire dove finisce il tunnel. Vissuta solo così, la depressione non può compiere fino in fondo la “missione” per la quale è venuta, cioè trasformarci. Lasciata a metà strada rischia di diventare cronica e bloccare davvero la nostra vita. 

Trasformazione e rinascita. Se però riesci a osservare il processo depressivo nel suo insieme, ecco che gradualmente emerge l’aspetto creativo della crisi. La depressione infatti esprime il grande tema della morte-rinascita presente a ogni livello della natura. In natura tutto ciò che nasce o rinasce lo fa al buio, in silenzio, nel segreto, dopo un periodi di oscuramento/gestazione: il bimbo nella pancia della mamma, la farfalla nel suo bozzolo, il seme nelle profondità della terra; e ancora, la primavera dopo l’inverno, l’opera d’arte nell’atelier di un pittore. Perfino le stelle collassano- cioè cadono in depressione- per poi rinascere in altre forme. Quella legge, per la quale una creazione deriva sempre da una ” morte” (perdita, disagio, ripiegamento), vale anche per l’ambito esistenziale: nella vita le scelte e i cambiamenti fondamentali che facciamo nascono sempre da un più o meno lungo momento di crisi, nel quale il vecchio schema si spezza e fa spazio al nuovo, che deve ancora configurarsi ma che in realtà, in modo embrionale, è già presente nelle premesse che hanno prodotto la crisi stessa. La crisi depressiva è al contempo dolore, sofferenza e – su un piano organico- alterazione chimica dei neurotrasmettitori; ma la depressione è anche una vera e propria capacità del cervello che indica quando è il momento di cambiare, anche se noi non lo riconosciamo o cerchiamo di resistere.

Ognuno di noi, eroe della propria vita, entra nel labirinto della crisi che pare senza uscita. Qui deve riconoscere, affrontare e vincere i propri fantasmi interiori e ritrovare l’uscita: per fare ciò deve essere guidato dal legame com la propria interiorità e attingere a capacità personali sconosciute che fanno di lui un uomo muovo, più padrone di se stesso e della propria esistenza. La psicoterapia è un laboratorio esperenziale in cui poter riconoscere, e quindi attingere, a tali capacità sconosciute per poterle fare proprie e cominciare una nuova fase della propria esistenza. 

Dott.ssa Dominique D’Ambrosi

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