La dipendenza patologica nell’adolescente
Cosa vuol dire essere adolescenti in un’epoca caratterizzata dal crescente individualismo? Perché gli adulti di oggi sono così confusi dinanzi a questo passaggio evolutivo? Conosciamo o meno i nostri ragazzi? Tante domande quanta è la preoccupazione dei genitori. Molti i vissuti di incapacità, nel comprendere ed entrare in contatto con il mondo dei ragazzi, un mondo mutevole con smisurati confini. L’adolescenza è quel periodo critico meno chiaro e definito che appare agli occhi di tutti, anche degli addetti ai lavori, come quello più confuso. In quanto periodo critico, presenta anche molte criticità e problematiche, a volte irriconoscibili. Uno dei miei obiettivi, attraverso questi articoli, è quello di sensibilizzare, informare e prevenire, sui loro disagi e annesse manifestazioni sintomatiche. In questo caso mi soffermo sullo sviluppo della dipendenza patologica secondo il modello sistemico-relazionale.
Uno sguardo sulla società
Negli ultimi tempi, l’individualismo ha guadagnato un posto centrale nell’influenzare la nostra vita quotidiana aprendo la strada a quello che potremmo definire il “mito dell’indipendenza”. L’indipendenza economica, per esempio, è affascinante; i bisogni dell’individuo sono al primo posto nell’odierna società dei consumi che produce, prepara e serve di tutto per lui, purchè paghi. Tutto si può comprare, si può avere senza neanche uscire di casa: la pizza, l’amicizia, l’amore, il personal trainer. Come se l’individuo potesse veramente bastare a se stesso! Forse dovremmo domandarci se non ci siamo confusi, confondendo l’autostima e la soggettività con l’autosufficienza. Secondo il sociologo polacco Bauman l’individualismo odierno è un individualismo povero, dove prevalgono l’interesse egoistico, l’incertezza e l’ansia di fallimento nascosti dietro maschere di sicurezza e forza. Ci mostriamo al mondo come coloro che non hanno bisogno di nessuno. Nascondiamo quella paura di intraprendere relazioni stabili temendo che un legame stretto comporti responsabilità che non vogliamo. In questo sentimento di vuoto, generato da queste tendenze contraddittorie, si può comprendere come la dipendenza da qualcun’altro possa facilmente venire equivocata con un limite alla propria libertà e come una sorta di fallimento personale. Da un punto di vista evolutivo, la dipendenza è una posizione di assoluto rispetto, necessaria per la crescita di individui sani. Una persona che non abbia mai sperimentato dipendenze sane, dovrà costruirne alcune patologiche.
La dipendenza secondo il modello sistemico-relazionale
Secondo il modello sistemico-relazionale la dipendenza sana è l’ingrediente necessario per poter sperimentare il senso di appartenenza, esperienza ricca e reale dal punto di vista affettivo, perché permette di sentirsi amato e compreso. Come afferma Whitaker, “Non ci si può separare se prima non si appartiene”; e sono proprio una serie di dipendenze sane da sperimentare nel corso del ciclo vitale che possono permetterci di appartenere a un determinato gruppo o sistema. L’appartenenza è avere gli altri dentro di sé: solo se si impara a interiorizzare gli altri significativi per se stessi ci si può allontanare, separarsi da loro, senza sentire di perderli. Nel procedere del ciclo vitale, le dipendenze sane che un individuo ha bisogno di sperimentare assumono diverse forme e si snocciolano lungo tutto l’arco di vita. Esse comprendono l’attaccamento e l’accudimento del bambino in crescita nei confronti dei genitori; il contenimento affettivo e relazionale dell’adolescente; la dipendenza dal gruppo dei pari nei momenti di stress e di conflitto; la mutualità di coppia costituita dal legame di attaccamento e di accudimento; il poter chiedere aiuto alla famiglia d’origine nel momento del bisogno da parte dell’adulto; infine, l’accudimento dell’anziano da parte dei figli nel momento del bisogno, ovvero, il rovesciamento dei ruoli. Per quanto riguarda gli adolescenti, molto spesso, di fronte a situazioni in cui le dipendenze sane scarseggiano in famiglia, i ragazzi riescono a bilanciare le proprie carenze con importanti esperienze di dipendenza sana nel gruppo dei pari. Questo fatto, purtroppo, è difficilmente percepito dai genitori, soprattutto dalle mamme, più spesso terrorizzate dagli effetti negativi che il gruppo dei coetanei possa causare ai propri figli. Anche in questo caso, se si ha una dipendenza patologica, ci troviamo di fronte ad una dipendenza di sostituzione.
La dipendenza patologica
La dipendenza patologica s’instaura quando è necessario arginare, attraverso esperienze ottundenti o eccitanti, potenziali crolli psicologici in soggetti a rischio di ansia, di panico o depressione. In generale, le più importanti dipendenze patologiche in adolescenza nascono con lo scopo di fuggire da stati emotivi spiacevoli o negativi, di sbarazzarsi dei propri sentimenti, di ricercare una condizione di piacere e benessere rapido, di tentare di autocurarsi, di difendersi contro ogni tipo di tensione psichica, sia di origine esterna che interna. Nell’adolescenza l’assenza di dipendenze positive in famiglia può portare a costruire una serie di dipendenze patologiche. A parte le ormai note tossicodipendenze, cioè le dipendenze da sostanze, siano queste droghe o alcol, oggi assistiamo ad un notevole aumento di quelle che definiamo le new addictions, o tossicomanie oggettuali. Queste sono piuttosto recenti e si caratterizzano per la grande velocità di apparizione nella nostra società, in cui i rapporti umani sono sempre più rarefatti, mentre si moltiplica il rapporto con le cose. E’ per questo che, spesso, queste forme di dipendenza non vengono neanche percepite come pericolose. Si tratta di tutte quelle forme in cui non è presente alcuna sostanza chimica; l’oggetto della dipendenza è in questi casi un comportamento o una attività perfettamente lecita e socialmente accettata. Tra le new addiction rientrano la dipendenza dal gioco d’azzardo (gratta e vinci, scommesse sporive…), da internet, dallo shopping, dal lavoro, dal sesso, dal cibo. Le sindromi da dipendenza più caratteristiche dell’età adolescenziale restano, purtroppo, le tossicodipendenze (alcol e droga) mentre tra le new addicition i ragazzi sembrano dividersi a seconda del sesso: mentre nelle femmine sono più frequenti i disturbi alimentari, nei giovani maschi sembra assumete sempre più consistenza la dipendenza da prodotti tecnologici.
Si evince quindi, quanto un comportamento dipendente nasconda una difficoltà emotiva del giovane. In quanto genitori, addetti ai lavori e adulti di riferimento, siamo chiamati alla loro responsabilità, alzando in primis noi lo sguardo da cellulari, pc e tablet, e avendo il coraggio di guardare i nostri figli. Siamo in grado di riconoscere le loro paure e difficoltà? Forse no, e forse ci sentiamo frustrati, anche noi con quel sentimento di fallimento e incapacità. Già! Ma pensate sia giusto fermarsi a questo? Nascondersi dietro “Io non so più cosa fare e lasciarli in balia delle loro emozioni?”. Forse la strada che state percorrendo non è quella giusta, forse dovete solo aiutarvi (giovani e grandi adulti) ad alzare lo sguardo verso il mondo e spingervi fuori. Andare oltre il conosciuto è ciò che ci permette di evolvere come esseri umani! E se non ci riuscite da soli, chiedere aiuto, non può che sostenervi, e come genitori, e come adulti di oggi e di domani.
Dott.ssa Dominique D’Ambrosi
Bigliografia di riferimento
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Storie di adolescenza: esperienze di terapia familiare di M.Andolfi