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Il bullismo<br/> 

Due dodicenni su tre sono vittima di bullismo

Che cos’è il bullismo e perché proprio durante l’età adolescenziale?

Come ben sappiamo  l’adolescenza, dal latino adolescere che vuol dire crescere, è un periodo di passaggio dall’infanzia al mondo adulto che ha come compito la scoperta di sé e della propria identità con il desiderio di autonomia e indipendenza. E’ un periodo di tanti e forti cambiamenti, dove l’immagine che il ragazzo/a ha di se’ può essere minacciata da diversi fattori: sociali e culturali; nuove tecnologie e social network; gruppo dei pari; cambiamenti fisici e soprattutto l’autostima. L’  autostima, valore che attribuiamo a noi stessi come persone, è una delle caratteristiche principali per la formazione della propria immagine. Tale valore può essere reale o ideale. La bassa autostima è caratterizzata da scarsa fiducia in sé e inibisce la presa di decisione a causa del forte senso di incertezza che permane anche dopo una scelta. Ogni piccola prova genera ansie e paure che spingono alla fuga piuttosto che ad un maggiore impegno. Questo stato di tensione favorisce un senso di fallimento nelle relazioni sociali che rinforza ulteriormente le convinzioni del soggetto creando un circolo vizioso di sensi di colpa. Il motore alla base è la paura. L’alta autostima invece è caratterizzata da una valutazione personale positiva, da un sentimento di benessere in virtù dei propri punti di forza. Il soggetto ha un’alta fiducia in sé e un’adeguata capacità di tollerare i fallimenti. Avere un’alta stima di sé è sentirsi serenamente adeguati alla vita. Da recenti studi è stato visto che i bambini vittime di bullismo soffrono di scarsa autostima, hanno un’opinione negativa di sé e delle proprie competenze (Menesini, 2000). A differenza delle vittime, i bulli appaiono spesso caratterizzati da un’alta autostima. Sembrano molto ottimisti, e riescono quindi a gestire molto più facilmente i conflitti e le pressioni negative, ed è per questo motivo che riescono facilmente a coinvolgere dei seguaci nelle loro azioni di prepotenza.
Vediamo nello specifico cos’è il bullismo.

Il termine bullismo deriva dalla parola inglese “bullying”, viene definito come un’oppressione, psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona o da un gruppo di persone più potenti nei confronti di un’altra percepita come più debole. Esistono diverse forme di bullismo:
-bullismo diretto fisico che consiste nel picchiare, prendere a calci e pugni, spingere, dare pizzicotti, graffiare, mordere, tirare i capelli, appropriarsi o rovinare gli oggetti degli altri.
–  bullismo diretto verbaleche consiste nel minacciare, insultare, offendere, prendere in giro, esprimere pensieri razzisti, estorcere denaro o beni materiali.
-bullismo indiretto che consiste nel provocare un danno psicologico attraverso l’esclusione dal gruppo dei coetanei, l’isolamento, l’uso ripetuto di smorfie e gesti volgari, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul conto della vittima, il danneggiamento dei rapporti di amicizia.
–  il cyberbullismo, oggigiorno sempre più frequente, in cui il bullo utilizza strumenti elettronici come computer o cellulare per molestare la vittima attraverso sms, chat, filmati e fotografie.
Il  bullo   è un soggetto più forte della media che ha un forte bisogno di potere. E’ impulsivo e irascibile, ha difficoltà nel rispettare le regole e per tale ragione assume comportamenti aggressivi verso tutti. Ha difficoltà comunicativa e relazionale approvando la violenza in ogni ambito e per ottenere vantaggi e prestigio. Non si assume mai la responsabilità delle proprie azioni. Il suo rendimento scolastico è basso e tende ad abbandonare la scuola.

La  vittima   invece è un soggetto più debole dei coetanei, è ansioso e insicuro, sensibile, tranquillo, con una bassa autostima; tende ad isolarsi, incapace di difendersi e bisognoso di protezione. E’ contrario ad ogni tipo di violenza e nega l’esistenza del problema, perché tende a colpevolizzarsi.

Il bullismo può essere sia maschile che femminile e lo si perpetra non solo a scuola, ma anche e soprattutto negli orari extrascolastici, durante il ritorno a casa, o per strada.
Questi atteggiamenti, sia del bullo che della vittima, tendono a radicarsi negli anni e a diventare parte integrante della personalità.
I bulli, a lungo tempo possono sviluppare comportamenti devianti e antisociali come crimini, furti, atti di vandalismo, abuso di sostanze ed utilizzare la violenza in famiglia e aggressività sul lavoro.
La vittima, invece, diventerà sempre più insicura ed ansiosa fino al punto di avere difficoltà emotive e relazionali più gravi come depressione e disturbi d’ansia.

Come si riconoscono il bullo e la vittima?

Il bullo è colui che prende in giro ripetutamente e in modo pesante, che intimidisce, minaccia, tira calci, pugni, spinge e danneggia cose.
La vittima invece torna da scuola con libri o oggetti rovinati, ha spesso lividi, ferite, non porta a casa compagni di classe o coetanei, non ha nessun amico per il tempo libero, non viene invitato a feste, ha paura di andare a scuola la mattina, può soffrire di disturbi allo stomaco, di mal di testa, disturbi del sonno, ha frequenti sbalzi d’umore: sembra infelice, triste e depresso e spesso manifesta irritazione e scatti d’ira e a volte chiede o ruba denaro alla famiglia (spesso per assecondare i bulli).

Cosa si può fare? 

Beh se si è vittima di bullismo si deve raccontare quello che è successo ad un amico, ad un insegnante, ai genitori o a una persona di cui ci si fida, mantenere il segreto non farà cambiare le cose! Chiedere aiuto non significa essere una spia o un debole, o non essere in grado di arrangiarti da solo, ma è il primo passo per risolvere la situazione. E’ questo quello che dobbiamo dire ai nostri bambini, aiutarli ad avere coraggio, coraggio di affrontare e di parlare, coraggio di non sentirsi soli, soprattutto nella sua famiglia. Insegnargli a fidarsi di chi ha intorno, come aiuto possibile e non come minaccia. E soprattutto aiutare loro a capire che se è stato vittima di bullismo non è stata colpa sua e che non è lui ad avere qualcosa che non và.

Nessuno merita di subire prepotenze, nessuna razza, nessuna specie, nessuna età!

DOTT.SSA DOMINIQUE D’AMBROSI

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