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DCA in adolescenza<br/> 

Disturbi del comportamento alimentare negli adolescenti

L’utilizzo del cibo come metafora

L’adolescenza è quel tratto dell’età evolutiva caratterizzato dal passaggio dall’età infantile all’età adulta che espone l’individuo al duplice processo di separazione e di nascita. L’adolescente che varca i confini della sua famiglia (separazione) attraversa una zona deserta, vuota, a cui è molto difficile appartenere: un vuoto che genera insicurezza ed ansia tanto da spingere l’adolescente verso altri spazi e luoghi con schemi e regole diverse da quelle della propria famiglia. Questi spazi sono quelli dei coetanei e degli adulti in cui bisogna ri-nascere e ri-costruire appartenenze.

TRASFORMAZIONI E CONFLITTI

Ogni sistema d’appartenenza, famiglia, adulti o coetanei arricchisce e potenzia i repertori emozionali, cognitivi e comportamentali dell’individuo che utilizzerà in maniera diversa in base alle sue esigenze di crescita.  L’adolescenza si caratterizza in relazione all’esperienza del divenire, del cambiamento, delle molteplici trasformazioni che si succedono nell’arco di un tempo relativamente breve e denso di avvenimenti pregnanti. Trasformazioni che risultano numerose, profonde e contraddittorie, poiché l’individuo è alle prese con i conflitti, le angosce e i meccanismi di difesa mobilitati dai cambiamenti puberali da un lato e dalla difficoltà di acquisizione di ruoli e status adulti dall’altro. Compito peculiare è modificare, ristrutturare, rinnovare le condotte, le relazioni, i modelli, i gruppi di riferimento attraverso lavori di sperimentazione;  costruire la propria identità personale, in modo da potersi sentire lo stesso pur nella tempesta di mutamenti che attraversa.

Il primo e maggiore sconvolgimento con cui l’adolescente deve fare i conti è costituito dalle rapide trasformazioni del corpo, sia quelle visibili che invisibili come il rinforzarsi della muscolatura. Crescita spesso rapida che l’adolescente assiste da spettatore esterno in particolar modo quando non è aiutato in tale sperimentazione. Importante è il  rispecchiamento nei diversi sistemi di appartenenza: in famiglia attraverso il significato che si dà al corpo ed al rapporto con esso; con i pari attraverso il confronto a livello muscolare per i maschi o alle forme del loro corpo per le femmine; con la società, attraverso le immagini di corpi “perfetti” appartenenti al mondo dello spettacolo.

COME AFFRONTARE IL CAMBIAMENTO?

Come ogni fase del ciclo di vita, le modalità con cui si affrontano i passaggi ed eventuali crisi sono diverse da individuo ad individuo. Io qui voglio soffermarmi in particolare sui casi di difficoltà di rispecchiamento e di utilizzo del corpo e del cibo per comunicare un disagio. Il  cibo può infatti assumere un ruolo molto importante, quello di metafora, diventando sia espressione di sentimenti positivi, il piacere, che di sentimenti negativi, come ansia, rifiuto, diffidenza… Se da una parte il momento del pasto può essere un momento di condivisione, confronto e unione in una famiglia con lo scopo di rafforare le relazioni e la comunicazione, dall’altra parte può diventare oggetto di conflitti, di tensioni e di lunghi silenzi. Diventa un mezzo di comunicazione negativa per esprimere rabbia e frustrazione, mostrati abbandonando la tavola, gridando, rifiutando il cibo con reazioni di soffocamento, nausea, oppure mangiando male e velocemente, a volte anche senza fame. Questi vissuti e comportamenti possono costituire un terreno di selezione per l’emergere dei  Disturbi del Comportamento Alimentare  .

MA QUALI MESSAGGI SI VOGLIONO MANDARE ATTRAVERSO TALI COMPORTAMENTI?

L’anoressia, rifiuto di mantenere il proprio peso al di sopra del normale, e la  Bulimia, alternarsi di periodi di abbuffate ad altre di digiuno, sono espressione di una sofferenza interiore che non trova altri canali di comunicazione. Attraverso tale autodistruzione l’individuo cerca di comunicare il proprio senso di inadeguatezza, di impotenza, di incapacità nel definirsi un individuo autonomo rispetto ai propri genitori. L’anoressica/o cerca di controllare i propri bisogni di autonomia e di indipendenza attraverso il bisogno di controllo del cibo e la bulimica/o cerca di colmare i propri vuoti interni di amore attraverso le abbuffate. Lo stesso vuoto viene colmato anche dall’obeso/a, con la differenza che la bulimica/o dopo aver mangiato voracemente si sente in colpa e vomita. Nell’  obesità, il cibo viene usato anche per compensare stati d’animo come ansia, depressione, rabbia o qualsiasi altro disagio psicologico. Attraverso esso l’individuo si difende dal proprio vuoto interiore provando a costruire una barriera corporea per rinforzarsi.

Alla base di tali disturbi potrebbero esserci quindi senso di inefficacia, bisogno di amore, incapacità di gestire fallimenti, difficoltà di relazione e comunicazione all’interno del nucleo familiare.

La  comunicazione, così come ogni altra esperienza relazionale, viene esperita in prima battuta all’interno del nucleo familiare. Ogni individuo cresce e si sviluppa nell’incontro con gli altri. In famiglia si impara ad esprimersi, a comunicare sia in modo verbale che non verbale, a convivere con gli altri, a gestire momenti di conflitto tra le proprie idee e quelle dei propri cari. C ome può un adolescente comunicare con parole d’amore se in famiglia ha appreso tutt’altro linguaggio? Come può un ragazzo in fase di sviluppo sentirsi a proprio agio con il suo corpo se si sente giudicato in primis dai genitori?   Ad esempio Elisa (nome di fantasia),15 anni, è magra e lotta quotidianamente con una madre che le dice di essere grassa.  Come può Elisa non sviluppare un disturbo a livello corporeo?

Per questo è  importante affiancare a percorsi nutrizionali anche una psicoterapia, che aiuti a migliorare il modo di comunicare e a fuoriuscire la sofferenza interiore. In particolare durante l’adolescenza la patologia non è ancora strutturata ed ha più possibilità di cura e guarigione.

Comunicare deve diventare un vero e proprio esercizio quotidiano dato da una costante attenzione rivolta all’altro; è importante sapere che tutto ciò non è meccanico ma va creato, curato, aiutato.

 

Dott.ssa Dominique D’Ambrosi

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