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L’ansia da esame<br/> 

L’ansia da esame – Cos’è e come affrontarla

Tanti sono gli studenti che seguo per l’ansia d’esame e da loro prendo spunto per scrivervi questo articolo.

L’ansia inibisce le prestazioni intellettuali, ostacolando la concentrazione e la memoria e peggiorando la performance degli studenti. Ciò può portare, purtroppo, alla rovina di molte carriere scolastiche e universitarie di studenti dotati intellettualmente ma fragili emotivamente.

Ma perché ciò accade? Vediamolo insieme.

L’ansia d’esame, propria dell’ansia da prestazione, è un sentimento d’apprensione che insorge in tutte le situazioni in cui ci sentiamo valutati ed esposti al giudizio altrui. Chi soffre d’ansia d’esame, sente che durante l’esame, non viene valutata solo la sua preparazione scolastica, ma anche la sua persona: fallire ad un esame significa essere falliti, deludere se stessi ma soprattutto gli altri. Ossessionato dal risultato, lo studente ansioso, immagina che una cattiva performance possa fargli perdere la stima e l’approvazione dei genitori e degli amici. Questi ragazzi hanno utilizzato il successo scolastico come mezzo efficace per ottenere ammirazione, amore, approvazione o, al contrario, evitare umiliazioni o rimproveri da parte dei propri genitori, facendo così dipendere la loro autostima da un riconoscimento esteriore (un bel voto). L’ansia d’esame non è dunque semplicemente l’ansia per l’esame in sé, ma l’angoscia che può sfociare nel panico di dover ogni volta giocarsi tutto. Temono in maniera eccessiva il fallimento (fare scena muta, non rispondere alle domande,   fare una brutta figura, mostrarsi agitato o impreparato etc.) e, dunque, la compromissione dell’autostima e del valore personale a cui fanno seguito sentimenti di svalutazione, depressione e vergogna.

Per evitare di provare questa sofferenza gli studenti tendono ad evitare l’esame, per cercare, almeno nel breve periodo di tranquillizzarsi.
L’ansia da esame compare prima degli esami, generalmente durante la loro preparazione, producendo oltre ai processi cognitivi sopra descritti, sintomi quali insonnia, nervosismo, irritabilità, difficoltà di concentrazione, vuoti di memoria, preoccupazioni ossessive sull’esame e persino sintomi psicosomatici. Un soggetto che soffre di una forte ansia d esame può farsi prendere dal panico e fare scena muta durante un’interrogazione o non riuscire a ricordare assolutamente nulla durante una prova scritta, e questo indipendentemente da quanto egli sia preparato e dalle valutazioni precedentemente ottenute. Tale reazione alla situazione di esame può colpire chiunque, anche gli studenti più coscienziosi e preparati; spesso sono proprio loro quelli che si fanno prendere dal panico al momento dell’esame, a causa del timore di non essere in grado di mantenere il livello di prestazione fino a quel momento ottenuto.

Vi racconto un aneddoto che narra di un uomo che si incammina per un lungo viaggio. A un certo punto arriva sul ciglio di un grande baratro e l’unico modo per attraversarlo è passare per un ponte tibetano. Non appena l’uomo si avvicina al ponte, dai cespugli salta fuori un orco feroce e minaccioso. L’uomo indietreggia e l’orco avanza, e avanzando, l’orco diventa sempre più grande. Allora l’uomo fa ancora qualche passo indietro ma l’orco avanza ancora, e avanzando, diventa ancora più grande. L’uomo continua a ritrarsi e la stessa cosa continua a ripetersi. Ormai l’orco è enorme e sta per afferrare l’uomo per divorarlo. A questo punto, l’uomo ha un momento di (provvidenziale) consapevolezza e si rende conto di quello che sta accadendo. Dice a se stesso: “Bè, io continuo a indietreggiare e l’orco continua ad avanzare e ingrandirsi. Ormai sono spacciato, quindi non ho niente da perdere. Cosa succederebbe se andassi avanti anziché indietro?”. L’uomo avanza, e, con sua sorpresa e sollievo, l’orco si ritira e rimpicciolisce un poco. Allora l’uomo, pieno di speranza, continua ad avanzare e l’orco continua a ritirarsi, finchè alla fine l’uomo arriva al margine del ponte. A questo punto l’orco è così piccolo che gli sta sulla punta di un dito; allora l’uomo lo prende in mano e, incuriosito da quell’essere, gli chiede come si chiama. L’orco risponde con un vocetta stridula: “Sono la paura!”. L’uomo scrolla la paura dal dito e prosegue il suo viaggio.

Questa storia ci insegna che l’evitamento è indietreggiare: la paura avanza e diventa sempre più grande. Non riusciamo ad evitarla, al contrario la confermiamo e rinforziamo i pensieri, le sensazioni e i comportamenti che l’alimentano. Temere l’ansia non serve. Paradossalmente, il modo migliore per migliorare una cosa, è accettarla così com’è adesso. Dobbiamo accettare che ora nella nostra vita c’è qualcosa che ci fa soffrire, di cui non siamo consapevoli. Essere consapevoli significa semplicemente stare con ciò che sta accadendo in questo momento, non ignorarlo cercando di sostituirlo con qualcosa di migliore o peggiore che risiede nella nostra immaginazione.

Riconoscere e prendere coscienza del problema è il primo passo per poter chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta.

È fondamentale che il soggetto riconosca l’ansia da esame come un aspetto della sua personalità, senza cadere in maniera eccessiva nell’autosvalutazione, e acquisendo la consapevolezza di poter affrontare il problema. Aumentare la propria autostima ritrovando il giusto riconoscimento dentro di sé.

L’ansia d’esame si può superare e la forza è solo dentro di voi!

DOTT.SSA DOMINIQUE D’AMBROSI

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