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Canta che ti passa <br/> 

Canta che ti passa – I benefici del canto corale sul nostro corpo

Avete mai sentito o pronunciato l’espressione “Canta che ti passa”? Ma cosa significa? Per molti cantare è un hobby, una passione; c’è chi lo fa in una band, chi da solista, chi al karaoke, e chi al piano bar. Io mi voglio soffermare però sui benefici del cantare all’interno di un coro.

Esiste un vero e proprio filone di studi in psicologia, biologia e clinica che si occupa di analizzare gli esiti del canto corale negli individui e nei gruppi di persone.

Il punto forza del canto corale è quello di   regolare le emozioni,   la comunicazione e la relazione   collaborativa con gli altri, essendo la voce riflesso dello stato fisico, emotivo e spirituale, quindi dello stato di salute globale dell’individuo.

Solo in Italia ci sono almeno 3 milioni di coristi, in Europa 34, negli Stati Uniti altri 23 milioni.

Dai risultati di tali ricerche emerge che il canto coinvolge tutto l’organismo.

A livello fisiologico, il canto implica una respirazione più profonda, consapevole e regolare, che influenza sia il sistema cardiocircolatorio che la produzione di ormoni legati allo stress. Le frequenze cardiache vengono inondate completamente dalla melodia della musica permettendo una sincronizzazione tra il respiro e i battiti e permettendo così una notevole riduzione delle tensioni muscolari.

E’ stato dimostrato che nel giro di pochi secondi i cuori cominciano a battere all’unisono, si accordano tra loro, e la sensazione dei cantanti è quella di far parte di un tutt’uno armonico, dove le energie liberate dal singolo, tornano ad esse moltiplicate.

A livello cognitivo, nei coristi aumentano attenzione, concentrazione e memorizzazione, e il pensiero si fa più ordinato.

A livello ormonale, la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress, cala, mentre aumenta quella di ormoni del benessere come ossitocina, serotonina ed endorfine, dopamina e cortisolo riducendo così i livelli di stress e depressione.

La sintonia fisiologica, acquisita attraverso il respirare insieme, diventa anche psicologica ed emotiva: ecco perché l’attività corale crea coesione anche tra persone che non si conoscono. Cantando in compagnia si canalizzano le energie e si controllano le emozioni. Ci si libera di tristezza, rabbia e paura provando gioia. Respirare insieme induce quindi verosimilmente un allineamento della “fisiologia” dei partecipanti, come se i loro corpi viaggiassero tutti “sulla stessa frequenza”. Questo vissuto di “sintonia fisiologica” può plausibilmente essere collegato ad un corrispettivo senso di sintonia psicologica ed emotiva.  Il controllo della respirazione, che i coristi devono attuare per cantare insieme, porta a dei parametri simili a quelli di chi pratica yoga. Si è quindi dimostrato che il canto ha gli stessi effetti benefici della meditazione, in particolare sul sistema cardiovascolare.

Nel partecipare ad attività corali non solo la persona trae un beneficio personale, facilitato dalle caratteristiche dell’attività in sé, ma la propria azione è parte integrante di un’azione collettiva: il risultato dipende dal singolo contributo ed il risultato è qualcosa di diverso dalla semplice somma delle singole parti. Di fatto, si partecipa insieme alla creazione di qualcosa di unico, di bello, che fa stare bene sia individualmente che come gruppo. Non solo: la consapevolezza di far parte di una rete di individui reciprocamente interdipendenti, riduce i livelli di stress e aumenta la sensazione di poter far fronte efficacemente alle difficoltà.

A livello sociale, perchè mai dovrebbe esserci interesse scientifico per le realtà corali? Beh, anzitutto, per il loro ruolo sociale: sempre più spesso, infatti, l’istituzione di cori non viene promossa più solo in ambiti didattici (conservatori, scuole e istituti musicali etc.) e istituzionali (Università, corpi armati, etc.) ma anche nel sociale (parrocchie, centri culturali, di accoglienza, di aggregazione, etc.). Perchè? Perchè il coro è risultato un efficace strumento per rafforzare i legami sociali e promuovere il coinvolgimento di gruppi socialmente svantaggiati, come ad esempio anziani e senza tetto (Bailey and Davidson, 2002, 2005; Davidson, 2009). I partecipanti a queste iniziative riportano nel tempo un aumento di benessere personale, di senso di appartenenza e sostegno sociale, di autoefficacia ed autostima.

I cori a più voci richiedono, e aiutano a sviluppare, una grande capacità di ascolto: le diverse “sezioni” infatti dovranno unirsi senza sovrapporsi. Il canto corale rappresenta una sorta di metafora della vita nella quale il rapporto tra io e gli altri è in continuo divenire, richiede costanti aggiustamenti, ogni voce che entra nel gruppo porterà alla ricerca di nuovi equilibri dell’insieme. Infine, cantare libera la mente, consente di far piazza pulita dai pensieri negativi.

E’ bene quindi fidarsi del detto, che ci invita a cantare in attesa che passi…Meglio se in coro!

Dunque, cantate e cantate insieme, cari lettori, perché cantare in coro fa bene e allunga la vita!

DOTT.SSA DOMINIQUE D’AMBROSI

 

 

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